lunedì 6 febbraio 2012

LA FAVOLA - Umberto e la Parabola dell'Appartamento





'Bologna urbana, vía Castiglione' di Alessia Calamandrei


C’era una volta un regista di nome Umberto, che abitava a Bologna e portava gli occhiali. Umberto conosceva, in modo superficiale, roba da cenni di saluto e un paio di chiacchiere a qualche concerto, magari anche una cena a caso, come capita in una città dove molti sono giovani e le case sono più aperte, due persone che abitavano nello stesso appartamento. Una porta sempre chiusa separava i due spazi con ingressi indipendenti. Gli inquilini però non avevano nessun contatto. I muri erano spessi, frequentavano giri diversi e non s’incrociavano nemmeno per sbaglio.




'Bologna sincera, via del Pratello' di Alessia Calamandrei

Un giorno d’estate, mentre gira per la città svuotata dagli studenti tornati all’ovile e dai Bolognesi, scappati verso il mare o i monti, Umberto si imbatte in uno dei due, e questo qui ha la piva. Senza nemmeno dare a Umberto il tempo di chiedere cosa sia successo, gli vomita addosso, con amarezza, il resoconto delle sue tribolazioni: ‘Me ne vado, via, torno a casa, ‘sta citttà è una merda, tu pensa, settimana scorsa arriva il padrone di casa e mi urla in faccia che mi sfratta, che io devo lasciare la casa nel giro di pochi giorni sennò mi scatena contro avvocati, sbirri, pensa, ‘sto stronzo, che se non fosse per noi studenti questa città sarebbe morta, già è morta adesso, guarda, non mi vedrete più, ho chiuso davvero, poi dove cazzo vado, è Luglio e di stanze non ce ne sono sicuramente sono in giro solo a piazzare agli amici le cose che non posso portare via e a salutare, basta Bologna!’ 
Umberto si commuove per le sue disavventure, gli dice ma dai, qualcosa lo trovi, ma quello è deciso ad andarsene e non si rivedranno mai più, oppure se preferite il mai dire mai, per un bel po’, e sicuramente non così, come quell'ultima volta, per caso, sotto i portici che fanno da ombrellone d'estate e da ombrello d’inverno. 






'Bologna la grassa, banco dei beccai della Coop' di Alessia Calamandrei



Due mesi dopo la città brulica, come sempre alla fine delle vacanze e Umberto incontra il secondo inquilino, quest'ultimo  tutto contento. Ricordandosi della vicenda dell'altro suo conoscente Umberto sta per chiedere come vanno le cose ma lui è più veloce, e attacca a raccontare: ‘Non puoi capire cos’è successo! Un paio di mesi fa arriva il padrone di casa e comincia a sbraitarmi addosso, roba folle, che me ne devo andare, che lui chiama l’avvocato, che mi fa sgombrare dagli sbirri, fuori di testa completamente. Io rimango inizialmente perplesso, poi mi viene un fottone e mi dico ma col cazzo,  questo cosa vuole, quindi gli rispondo che  li chiami pure gli sbirri, tanto prima gli spacco la faccia, il contratto è pieno di sgami, parte dei soldi glieli davo pure in nero, figurati, e nella merda ci va lui, se proprio vuole chiamare l’avvocato, lo faccia, io ho pagato un affitto, ho un contratto e da qua non mi muovo, di avvocati ne conosco mille, e che non si permetta perché finchè non scade tutto e non mi ridà la cazzo di caparra questa è casa mia!’
‘E allora? Com’è finita?’ chiede Umberto meravigliato e curioso.
‘Allora è finita che ci siamo messi d’accordo, si è scusato, perché alla fine aveva paura di finire nei casini per un'altra storia e il suo problema non ero io, poi tutto si è risolto, quindi non solo mi lascia la casa, ma non devo nemmeno più pagare l’affitto per un anno, pensa quanto è impaccato di soldi sto qui, e posso cercare un’altro posto con calma. Ma la cosa più allucinante è che il coglione che abitava dall’altra parte se n’è andato, abbiamo aperto la porta e adesso lo spazio è il doppio!’ Così finisce il racconto, ridendo soddisfatto, Umberto ride con lui per solidarietà e senza aggiungere nulla; poi si separano. Umberto va via pensieroso, riflettendo sulla lezione che ha appena imparato grazie al suo minuscolo coinvolgimento nella vicenda.

                                                         

'Bologna al bivio, dietro Piazza Maggiore' di Alessia Calamandrei


Da allora, quando ce n’è bisogno e si sente in vena, Umberto racconta ‘La parabola dell’appartamento’  ai suoi amici, che la raccontano ad altri amici in necessità e così facendo è arrivata alle mie orecchie. Per ricordare che non è la sfiga, ma il modo in cui si reagisce ad essa a fare la differenza.

Non è mai una cosa così seria da non pensare l'esatto contrario. 
 Ilaria Calamandrei