domenica 9 dicembre 2012

La Kalam and Ray: #NONLOVOTO? #NONLOCAGO e basta

La Kalam and Ray: #NONLOVOTO? #NONLOCAGO e basta: Rieccolo. Mica era morto, era solo addormentato. Un po’ come Voldemort in Harry Potter , che sparisce per 11 anni per poi torna...

#NONLOVOTO? #NONLOCAGO e basta


Rieccolo. Mica era morto, era solo addormentato. Un po’ come Voldemort in Harry Potter, che sparisce per 11 anni per poi tornare a rompere l’anima. Il nostro antieroe non ci ha dato nemmeno 11 mesi di pausa. Ha incominciato con la solita campagna calcistica ‘Tengo sia Thiago che Ibra perché sono munifico, amatemi’.

Berlusconi: auto-celebrazione durante il calcio mercato estivo


 Poi si è accorto che anche se avesse comprato il Barcellona in blocco con vivaio annesso per travestirlo da Milan gli italiani e forse gli stessi milanisti non gli avrebbero mai chiesto di tornare in politica. Nonostante tutti i sacrifici e le boiate della Fornero, si stava bene senza di lui. Allora ha incominciato a fare il bubùsette, mi candido, no, non mi candido, ri-scendo in campo, ma anche no, mica ne ho bisogno, sto benissimo in tribuna e mi palpo anche un paio di giovani chiappe, c’è bisogno di me, ve la cavate benissimo da soli, io sono insostituibile, però in fondo andrebbe bene anche Angelino Alfano che è pure pelato.

Dal Brasile: l'ultima parola è un falso amico


 La reazione non si è fatta sentire. Poi è stato condannato a quattro anni e chi non è uscito a festeggiare, ha fatto così solo per non menare gramo, la condanna è al primo grado e la scaramanzia vuole che si festeggi dopo il novantesimo più recupero. In più, rischio galera per lui vuol dire elezioni.
Gli italiani, vuoi perché stanchi, o semplicemente rincoglioniti da tasse carovita Imu inquinamento zoccole e un sacco di altri problemi, non hanno più la forza di parlarne né bene né male. Alcuni non sanno nemmeno più come cavolo chiamarlo. I suoi gli fanno ancora da corte, e come dargli torto, sono dipendenti e senza di lui sarebbero disoccupati. Per farsi calcolare ha dovuto far cadere il governo, come l’adolescente che da fuoco alla casa per far capire ai genitori che lui c’è e può di tutto.

Rolling Stone 2009


Qualcuno dovrebbe fargli pat pat sulla cuffietta e dirgli: ‘Su, buono, ma che modi sono, l’abbiamo capito che ti ricandidi!’. Ma se c’è una cosa che ha perso, è la simpatia. Tutti quelli che erano soliti invidiarne il successo indipendentemente dalla via utilizzata per ottenerlo e a concedergli il ruolo da protagonista, ne hanno piene le tasche. O sgancia o niente, e questo lo pensano i suoi accoliti, i fedelissimi. L’appoggio se lo vuole lo deve pagare. Io ho l’antidoto per sopravvivere a questa campagna elettorale che ci aspetta (sempre che i Maya non abbiano detto il vero) e ci faccio pure l’hashtag: non è che #nonlovoto, #nonlocago proprio. Proviamoci tutti insieme e vediamo se la smette. 

#NONLOCAGO

martedì 31 luglio 2012

C'ERA UNA VOLTA TIRAMOLLA


C’era una volta Tirammolla. Una specie di stufilone di liquirizia animato. Non posso nemmeno dire che c’era ai miei tempi. C’era a quelli dei miei genitori, quindi, a metà del secolo scorso. 


Per qualche tempo, intorno alla mia seconda  elementare, fece un breve, ma brevissimo ritorno, un capolino diciamo, in edicola, credo sull’onda dello strapotere di Topolino.
Il Tiramolla che conobbi io era più sfigato delle barzellette del Cucciolone, ma era solo una riedizione. La competizione con Topolino, il tentativo di imitare la versione anni ’90 di Mickey Mouse, hanno traviato la trama e il fumetto originale trasformandolo in una farsa.




Il Tiramolla originale aveva un cilindro, quello anni ’90 un berretto modello baseball ma anche modello raduno del papa. Il Tiramolla anni ’50 aveva il maggiordomo, quello anni ’90 una spalla che sembrava un incrocio tra Castelli della Lega e il commissario Basettoni. Da avere un anamnesi (la caduta nel caucciù e lo sviluppo di uno straordinario potere elastico) e uno scopo sociale (lotta contro il male, incarnato da un lupo di nome Pugacioff) Tiramolla si improvvisava, proprio come Topolino, nei panni di un detective privato.
Anche il Topolino anni ’90 non è che una versione, da sfaticato immigrato, da white trash irlandese, che neanche può pagarsi una camicia (del resto è un topo) diventa paladino del bene e della giustizia. E' il sogno americano, ci sta tutto, l’immigrato che diventa poliziotto pro bono (che non vuol dire per il bene ma gratis). 



Fu un flop, e l’unico motivo per il quale ne ho letto un numero è che la mia maestra ci dava dei compiti delle vacanze talmente mattoni che preferivo imparare a memoria gli ingredienti della Nutella, o leggere il ‘libro delle ore’ che sedermi a farli. Per darvi un’idea, l’estate del Tirammolla è quella di una nostra visita di cortesia di cui ho smarrito ogni ragione a una signora sarda, molto vecchia, di quelle che non hanno non dico la coca cola in frigo, ma manco la gazzosa. Mi fece un latte e menta e mentre mia madre faceva il suo dovere di cortese visitatrice io lessi ‘La vita di Santa Maria Goretti’, che è avvincente al punto giusto, credetemi.
Perché parlo di Tiramolla?
Perché mentre le zanzare collassano per i pesticidi e le sigarette rifiutano di spegnersi, su Rai 2 c’è l’Italia del beach volley. I loro (non ho capito se austriaci o australiani visto che non ho l'audio) sono i classici tipi da spiaggia, tatuati, abbronzati, scolpiti. I nostri sembrano Fantozzi e Filini con tutino da Tirammolla alle olimpiadi. Insomma sono i NOSTRI tipi da spiaggia. 
Il sogno italiano è un partigiano come presidente. 
Sempre e comunque, forza i nostri.  







venerdì 15 giugno 2012

EL PASTELEO O IL BISCOTTO- E TUTTI HANNO SUBITO PENSATO MALE


Alcuni non hanno aspettato neanche l’inizio di Italia-Croazia. Sembrava già scritto. Pareggio con i croati e noi fuori con il Biscotto. I giornalisti si sono scatenati dopo il risultato, ma sotto sotto, erano già pronti con titoli e corsivi.

prima pagina de La Gazzetta


Visto quello che è successo all’Europeo del passato la reazione potrebbe anche sembrare logica. Tutti si ricordano la torta di Svezia-Danimarca, con tanto di striscione 2-2 and the spaghetti are out, che a me ha fatto odiare qualsiasi cosa fosse remotamente scandinava, dal salmone affumicato a… che altro hanno in Scandinavia? La sauna che non posso fare perché fa male? I tipi biondi afflitti da darwinismo sociale? La vodka che è anche russa? 

Il calcio fa questo e altro, è un rivelatore di vera natura e di una parte della vera cultura. Gratta la patina di persone e popoli all’apparenza civili e le riduce in bestie pronte a bersi di tutto (in tutti i sensi) e a pensare qualsiasi cosa. Dire qualsiasi cosa. Fare qualsiasi cosa. Come lanciare una banana a un giocatore di colore, anche se Balotelli, con quella pettinatura, sembra davvero uscito dalla zoo. Sterminare migliaia di randagi per rendere le strade pulite. Tirare un cazzotto a un arbitro che da un rigore contro in una semifinale, tra l’altro a torto, e chissà cosa avrà pensato Nuno Gomez vedendo il replay. Sputi, insulti, gesti dell’ombrello, sfottò al limite, come quello mitico della Franzoni, quello su Pessotto sulle note di Vola della Cuccarini. Hai voglia a dire: 'Io non c'entro il calcio non mi interessa'. Se non tifi calcio, guardi i programmi della De Filippi, ti depili in emergenza usando il rasoio del tuo ragazzo di nascosto, fai stalking ai tuoi rivali in amore su facebook mandando minacce di morte se proprio sei patologico (io ne ho ricevute ad esempio), pensi di portarti a letto le amiche della tua ragazza, potrei continuare ma insomma, nel trogolo a grufolare ci vanno tutti, è umano. 
Il calcio è il contrasto che fa emergere certe bassezze caratteristiche che si nascondono dietro gli slogan di fair-play e politically correct e predestinazione tanto cari al buon pensiero europeo, scritto, citato, più raramente vissuto. Chi vive il calcio a vari livelli lo sa. 

Ivan il terribile


Se no, come mai si manda un Cassano a parlare di ghei in nazionale se non per attirare l’attenzione? Cassano contro Cecchi Paone senza suggeritore, Cassano, che è riuscito a dire  mmocc’ bocchin de Mameta in diretta, che letteralmente vuol dire ‘all’anima dei bocchini di tua mamma che non sei nemmeno nato da una scopata ma da un concepimento splash, da un rivolo di sperma scivolato per sbaglio’.
Dialettalmente poetico, ma non proprio il massimo della diplomazia.
Si manda Buffon, l’uomo che difese l’opportunismo delle scelte anti-sportive a fare appello alla correttezza dei professionisti della nazionale spagnola. Roba che se non ci fossimo abituati a peggio, farebbe ridere per la sua assurdità.

Gli spagnoli ovviamente reagiscono, e anche i croati (la cui professionalità non è stata molto presa in considerazione). I loro tifosi rilanciano, chiedendo a Buffon quanto hanno scommesso, e pregustando la vendetta a lungo attesa dopo il gomito di Luis Enrique. Dicono che i ladri sospettano tutti gli altri di disonestà. Ci danno dei tramposos, attendono el pastelao come un atto di  giustizia sul nostro essere la Gomorra d’Europa.
Nessuno, spagnoli compresi, pensa che in realtà potrebbe andare in altro modo, come spesso succede nel calcio: che la Croazia potrebbe battere la Spagna. 

Ma a questo punto di quello che fa l’Italia potrebbe anche smettere di fregarcene perché abbiamo già abbastanza materiale sul quale riflettere. E’ un peccato che con questa nazionale, con questo bel gioco, si esca al primo turno, è vero. Ma ormai, anche la piccola soddisfazione che potrebbe darci una vittoria della nazionale sono avvelenate dal clima piagnisterico. E poi, non siamo noi un bel paese, ricco di cose commoventi per il cuore, per lo spirito e per la mente? E guarda come cavolo siamo messi.
 Tra complottopoli e catastrofi economiche e naturali, tra figuracce internazionali e tribuni dall’animo corrotto, la nostra vera bassezza sembra  la stitichezza cronica
http://nicolacappello.wordpress.com


Per questo abbiamo pensato subito male. Siamo come gli stitici, come gli assuefatti di Eparema, prugne secche e cotognate, siamo dei rompipalle insopportabili, di quelli che se il compagno di viaggio va in bagno son subito lì a chiedere ‘L’hai fatta?’ e li odi perché sai, se non bastasse l'Inno del corpo sciolto di Benigni a ricordarlo, che lo stitico è invidioso, insoddisfatto e maligno.  Siamo un paese che non riesce ad andare al cesso e si vede, si sente oltreconfine e si teme il giorno dello sblocco.
Altro che terremoto. Altro che Biscotto!


domenica 20 maggio 2012

LA RIFORMA, I BASTARDI E I TERREMOTATI- LO STATO NON RISARCIRA' PIU' LE VITTIME DELLE CATASTROFI NATURALI



Ho uno straordinario senso del pericolo. Stanotte alla prima scossa ero in piedi, in pigiama, indecisa sul da farsi, con in mano un libro, una coperta e una bottiglia impolverata di grappa per curare i feriti e riscaldare i cuori. Nel giro di cinque minuti, quando mi è parso chiaro che il pericolo era passato, ho poggiato la coperta e il libro e rimesso la grappa nel mobile dei liquori, dove rimarrà fino alla prossima scossa sismica. Incapace di riprendere sonno ho incominciato una ricerca sull’iphone digitando ‘terremoto Milano’.

Il terremoto del 20 maggio 2012


Invece di trovare notizie sulle scosse che avevo appena avvertito, ho trovato la riforma: in data 16 maggio 2012 è stato ufficializzato il decreto di riforma della Protezione Civile che lascia a piedi un’altra categoria di ‘deboli’, dopo i portatori di handicap e gli artisti: i terremotati.
Lo Stato non risarcirà più i danni provocati dai terremoti, dalle alluvioni, da tutti i fenomeni naturali. La cosa curiosa è che la notizia, comparsa sulla Gazzetta Ufficiale venerdì, sta incominciando a spargersi solo adesso, forse proprio grazie ad altre persone che spaventate come me, hanno casualmente trovato un trafiletto da qualche parte mentre cercavano di stabilire l’epicentro del sisma che ha spaventato il Paese dalle Alpi agli Appennini. E' previsto un 'periodo di transizione sperimentale prima che il provvedimento diventi definitivo'.
Notizia per molti versi tutt'altro che rassicurante.
Rimando per approfondimenti a un breve e chiaro articolo trovato sul Sole 24 Ore, basta cliccare il link.

venerdì 11 maggio 2012

L'APPELLO-PERCHE' DIFENDERE MACAO E' UNA QUESTIONE DI BUON SENSO


La minaccia di sgombero incombe sulla Torre Galfa. Se pensate che la cosa non riguardi tutti, vi prego di leggere queste righe e  valutare.

Torre Galfa, via Galvani, Milano




So qual è il pensiero italiano tipo, è un derby di tendenze in lotta fra loro, destra/sinistra, ordine/disordine, soldi /finta povertà, emulazione inutile e cieca della ricchezza/ scontentezza cronica. Un pensiero all’ombra delquale sono cresciuta, nato da trent’anni d’ignoranza, su cui politica ha gozzovigliato, per sopperire alla propria mancanza di idee.

Johnny Hart, B.C.


La gente, a volte incolpevole, a volte cieca, a volte indifferente e occupata dal tran tran quotidiano, non sa.
Non sa che senza iniziativa privata di un pugno di artisti, alcune delle più importanti realtà culturali italiane neanche esisterebbero. Prendiamo ad esempio la nascita del Teatro Piccolo di Milano. Il governo della ricostruzione non ha detto: ‘c’è il vecchio palazzo della Muti che ha una sala di proiezioni, diamola a Paolo Grassi e a Giorgio Strehler e magari ci fanno un teatro.' I pionieri (Grassi e Strehler lo erano) lo spazio se lo prendono, lo occupano, senza chiedere il permesso. Così nacque il primo teatro stabile di Italia, la rete teatrale più importante d'Europa. Sembra che oggi non lo ricordi più nessuno. 

La sede storica del Piccolo, via Rovello, Milano


Eppure il teatro è lì, e la gente ci va, va al cinema, compra opere d’arte, libri antichi e nuovi, fa studiare i propri figli, perché la cultura è anche uno status.
E sa anche che qualche italiano vince il Nobel per la letteratura, ogni tanto. Se ne vanta. Così come si vanta con gli stranieri del patrimonio culturale del proprio paese.  
A differenza di quello che accade per gli scienziati,l’artista spesso non fugge all’estero, il suo cervello rimane sul territorio, a cercare ispirazione, sì, ma a prendersela in quel posto, amisurarsi contro l’ignoranza, l’indifferenza e contro la politica anche.

Alla politica italiana, della cultura, non gliene frega molto. Basta guardare chi, in questo governo di tecnici, ricopre la carica di Ministro dell’Istruzione e della Cultura. Ma a pensarci bene è una leggerezza che nasconde molte insidie. Come si può sperare che un popolo che non capisce la lingua ufficiale rispetti le leggi? Come si può sperare che impari a lavorare se chi gli insegna le direttive non sa esprimersi? Come pretendere che si impari decentemente una lingua straniera se non si sa neanche la propria? Come diventiamo ‘civili’ senza istruzione e cultura?

Andrea Pazienza, Satira


 Quando è così non ci resta l’iniziativa privata deicittadini, dei professori, degli artisti. Non sempre questa è nei limiti della legalità, ma cerca di emergere sfidando le istituzioni quando queste non danno risposte sensate.
 Non avremmo nient’altro che rovine, figlie di governi passati, testimoni di una produzione culturale e artistica sostenuta dalla politica, o figlie di iniziative private di cui pochi conservano la memoria.
Sarebbe bello, per la cultura, mettersi la magliadella nazionale, o dell’internazionale (non l’inter, non socialista), fare quello che fece a suo tempo Pasolini, da  controverso artista vicino alla sinistra:andare a trovare, emozionato e riverente, il vecchio Pound, lo stesso cheparlava dall’Eiar e aveva regalato i Cantos al Duce. Perché aveva scritto ‘i più bei versi’.
La cultura, così come l’ignoranza, è l’unica cosa che ci appartiene in parti uguali.

Ezra Pound e Pier Paolo Pasolini


Ho fatto un bel giro, ma spero di avervi convinto afirmare l’appello di Macao contro la minaccia dello sgombero qualunqueschieramento vi rappresenti di più. Ho fatto appello al vostro buon senso, lamigliore politica di sempre.
Qui sotto, l'appello:

L'appello diffuso da Macao




lunedì 7 maggio 2012

L'OCCUPAZIONE-TORRE GALFA, GRAZIE A MACAO PER AVERCI PENSATO!


La locandina dell'evento del 7 maggio



Forse per molti, la notizia dell’occupazione della Torre Galfa non è stata una gran cosa. Per me è una delle più belle notizie dell’anno.
Torre Galfa è in via Galvani: zona Melchiorre Gioia, duepassi dalla Stazione Centrale, vicino all’Isola o alla Maggiolina (Maggiolina,non Villaggio dei Giornalisti) e Ponteseveso. Già il fatto che non abbia un nome le porta male. Infatti, questa ‘terra di nessuno’ è oggetto di una speculazione edilizia, che sotto il proposito di modernizzare l’architettura cittadina, non fa che sformare monumenti all’idiozia urbana, o meglio, alla furbizia imprenditoriale.
Abito in zona ‘come cavolo la vogliamo chiamare’ da una vita. Un tempo campagna, con il naviglio Martesana che collegava Milano aGreco, con i biscioni e le foreste secolari, oggi City, e il solo nome mettei brividi: meglio ‘come cavolo la vogliamo chiamare’ o Zona 2.


Torre Galfa, veduta dalla Stazione


Insomma, là dove c’era l’erba ora c’è un sacco dicemento e di catrame, infatti la Via Gluck cantata da Celentano è proprio qui.Le locuste dell’edilizia non fanno che attaccare scavatrici promettendo parchi,ma tutto quello che compare sono gran palazzoni zarri con vetri a specchio chespuntano come funghi dopo il temporale.
Prendete la ‘Nuova Sede’ del Comune: a parte le polemichesul Bosco di Gioia, riprese in una stupenda canzone di Elio e le StorieTese,  ci hanno messo neanche tre mesi atirarla su. All’epoca della velocissima costruzione, quando percorrevo inmacchina via Sassetti per per tornare a casa, stando bene attenta allefrenate improvvise delle macchine davanti, perché c’è una sfilata di Viados che sembra una succursale di Rio e non puoi sapere in anticipo le intenzioni dichi guida davanti perché mica mettono le frecce, immaginavo che nei cantieridella ‘Nuova Sede’ del Comune fabbricassero operai con lo stesso metododell’esercito del male di Mordor, e che avessero turni di lavoro da fabbrica dicellulari cinese.
C’è un detto: ‘La gatta frettolosa ha fatto i gattiniciechi’.
Possiamo applicarlo anche per la City di Zona ComeCavolo Si Chiama, se al posto di ‘ciechi’ mettiamo ‘vuoti’.
Infatti, oltre ad essere un pugno nell’occhio, questeGrandi Opere sono vuote, e quel che è peggio, fiancheggiano altre Grandi Operealtrettanto vuote.




Non ce ne frega del punto di vista del grande imprenditore edilizio, guardiamo con gli occhi del residente: cosa cavolo servecostruire, illuminare, e lasciar lì questi bestioni? 
Da notare che la nostra beneamata ‘Zona Come Cavolo Si Chiama’ non ha una biblioteca degna di questo nome, non ha un museo, non ha un polmone verde (se togliamo qualche area cani spelacchiata con due panchine, danonni di giorno, canne di sera e pompino di notte per gli amanti di Rio che inmacchina stanno scomodi).


La chiesa di Abbadesse. Non c'entra, ma viene dopo via Sassetti ed è uno dei miei posti preferiti


Insomma: quindici minuti di applausi ai membri diMACAO, che hanno preso l’iniziativa di occupare la Torre Galfa di viaGalvani e benvenuti in Zona Come Cavolo La Vogliamo Chiamare. Finalmentequalcuno ha attivato il buon senso, tagliato il lungo nel breve per riempireuno di quei vuoti. Finalmente qualcuno ci ha pensato e io non vedo l'ora di andarci.
Tra l’altro ci si arriva con due colori di metropolitane e un sacco di mezzi (è a due passi dalla Stazione Centrale!) e c’è una delle piste ciclabili più belle di Milano.

IL COMUNICATO STAMPA DIFFUSO DA MACAO


giovedì 15 marzo 2012

L'HOWTO - COME FARE SIGARETTE VERE RISPARMIANDO UN SACCO DI SOLDI

Andrea Pazienza, Satira, Baldini e Castoldi. Ritratto di Andreotti



Il mio primo HOWTO. Che emozione! O che tristezza?
Perdo colpi, lo so. Dalle recensioni culturali, dalle spinte riflessive sulla situazione mondiale, ad un banalissimo HOWTO. Ma questa è una tesi di laurea sulla pubblicazione web, mica ho deciso di fare ‘sto blog perché mi annoiavo. Affrontare il web è una sfida che mi sta consumando. I social network poi sono il peggio del peggio. Non faccio che maledirmi e maledire il mio Curatore. Mi sono fatta un account twitter, uno bloglovin, perché BISOGNA FARLO per avere successo online, per non parlare dell’uso smodato Facebook, e del terrorismo psicologico che faccio agli amici. Nel bel mezzo di una cena, aggredisco letteralmente l'interlocutore con un perentorio: 'Hai letto il blog? Che ne pensi?' e il poveretto di turno è lì che trema dalla testa ai piedi e riesce solo a sussurrare: 'Carino il titolo'. A questo punto, credo che i miei dolci occhi mediterranei si spalanchino pronti a bersagliare: 'Se non mi dici che è bellissimo ti stacco la testa!'.




Mi sembra di vendere pomodori al mercato. Il mio umore è sempre più instabile: discese ardite e risalite rafforzano la convinzione che tutte le piattaforme per la condivisione sono una dannazione, la cosa più deprimente inventata dall’uomo subito dopo l’oil for food, il romanzo di formazione dell’800 e il fashion business

Tornando all’HOWTO. Ho fatto un giro online per capire cosa mancasse all’appello. Ho imparato a farmi le sopracciglia in modo simmetrico grazie a una mitica estetista che dall’accento mi pare o friulana o forse altro lombarda (non alto, proprio altro. Insomma, non milanese) in Come farsi le sopraccigliaUn tipo che sembra un curioso incrocio fra Guy Fawkes e John Lennon ultimi anni, mi ha svelato che non sono l’unica a conoscere l'uso segreto di water e wc net per togliere la m*rda dalle scarpe (è stato un brutto colpo, lo confesso) in come rimuovere la merda dalle scarpe.
Sono rimasta leggermente perplessa nello scoprire che negli States, c’è una pazza che da consigli su come mettersi due reggiseni uno sopra l’altro, per dare l’impressione di avere le tettone senza chirurgia o wonderbra, sproloquiando per mezz’ora con il chihuahua in grembo in come far pensare alla gente che hai le tette grosse .
Il titolo è suo, io l'ho solo tradotto. Fatica inutile e braccia rubate all’agricoltura, un po’ come le mie ad essere sinceri. 

Ma il genio vero emerge nei tutorial di arsenali bellici fai-da-te: Come fare una bomba fumogena con nitrato di potassio e zucchero. Come fare un lanciafiamme all’azoto liquido. Come fare bombe a mano usando la nutella e l’olio per i freni.  Com’è che non siamo ancora saltati tutti in aria, con tutto il malessere sociale che, nonostante il sole stupendo, avvolge ogni essere umano che incontro, è un mistero.  






Ho lasciato youtube, disperata. Se ci sono tremila tutorial per fare qualsiasi cosa, dalla manicure all’attentato alle Torri Gemelle, cosa posso mai aggiungere, di mio? Non ho consigli di estetica particolari. E anche se sono abbastanza anarchica, non ho conoscenze scientifiche da divulgare. So fare la focaccia barese migliore della terra, ma col cavolo che vi do’ la ricetta segreta senza un altro segreto culinario in cambio. Le regole della cucina casalinga sono queste, non stiamo a cambiarle, è sbagliato. Questo non è un blog di cucina. Ci ho messo anni a carpire le tecniche della panificazione di famiglia e non le cedo a chicchessia! Per fare un esempio, la ricetta spiegata da mia nonna, secondo il principio pugliese del 'stai zitta e mangia' suona più o meno così: 'prendi la farina, lo lievito, la patata bollita olio sale e pomodori, le olive io non le metto. Schiacci la patata e impasti' E io: ‘Nonna, quanta farina? Quanta patata? Quanto Sale? Quanto lievito? Risposta, lapidaria, sempre la stessa, tra nonna, zie, mamma: ‘Quanto basta’. Giuro,  non ho mai ottenuto delucidazioni.  Anni e anni di ricerca per capire cosa volesse dire quel quanto. 

Tra l’altro comincio ha pensare che la condivisione sia la croce e delizia del web 2.0: si svende la conoscenza senza sapere dove andrà a finire, la si getta nel calderone con oscuri propositi di fama e gloria, abbracciando, armati di sacro fuoco o abbagliati dall'idealismo, un principio di comunità. A volte questo è un bene. Puoi imparare l’arabo se ti va. Puoi studiare fisica quantistica o depilarti le ascelle in casa senza scottarti. Come fare una sega tantrica al tuo ragazzo o come fargli saltare la macchina se ti fa le corna. Ma attingendo dal web e ributtando nel web, non rischiamo di ricreare la tortura cinese dell'urina, quella del condannato costretto a bere il proprio piscio fino alla morte?

Lasciamo perdere il profondo, e torniamo in superficie a questo benedetto HOWTO. 
Come fare le sigarette rispamiando. Perché c’è la crisi, perché le sigarette sono arrivate a 5 euro al pacchetto (dannato monopolio di Stato). Stiamo parlando di sigarette vere, con filtro marroncino picchettato, mica quelle rollate con il drum. Fumare costa. Così come si prende la bici per non svenarsi al distributore Esso, si può risparmiare anche sulle sigarette. 
La soluzione più logica e più utile sarebbe quella di comprare IL LIBRO e smettere di fumare e basta.

Ma c’è chi non vuole, chi non riesce, e volere non è potere, è una pubblicità della Nike, figa, sì, ma fonte di perpetue delusioni. Farsi le sigarette da soli è un tutorial scorrettissimo, anti-etico, ma ancora in giro non c’è uno. Almeno credo e spero. Venendo al dunque, basta procurarsi, al Tabacchi:

-Tabacco sfuso (consiglio quello dell’American Spirit, senza schifezze dentro, ma sarà vero? Boh…)



-Una scatola di sigarette vuote. Le vende la Rizla. 250 x  2 euro



-Un riempitore di sigarette OCB 8 euro



-Tanta pazienza. Che è rara ma anche gratis. Cosa ancora più rara. 



Quello che vi occorre (foto: Alessia Calamandrei)





Il processo è semplice: mettere il tabacco nel riempi sigarette, rollare un po’, azionare una levetta e riempire le sigarette una ad una, come spiegano le immagini che seguono.


Il procedimento 1 (foto: Alessia Calamandrei)



il procedimento 2 (foto: Alessia Calamandrei)




Il procedimento 3 (foto: Alessia Calamandrei)

Il procedimento 4 (foto: Alessia Calamandrei)


Facile no? Può diventare il nuovo uncinetto, un anti-stress da fare davanti alla televisione, oppure un impresa di famiglia, tipo le ‘bottiglie’ di salsa di pomodoro che hanno allietato per anni le domeniche di molte case italiane, quelle da Bologna in giù (al nord chissà cosa facevano visto che la Lega ancora non c'era). Per risparmiare e stare insieme mentre si lavora e si litiga, risolvendo le acredini e le turbe, senza buttare i soldi dallo psicologo. Chiaro, se mettete i vostri pargoli a rollare sigarette c’è il rischio che un Tribunale dei Minori vi tolga la custodia. 

Purtroppo continuerete a dare i soldi allo Stato e a farvi venire il tremolio alle mani e la voce da Oltretomba. Puzzerete di posacenere, farete fatica a fare una rampa di scale e ci metterete ore a prendere sonno. Ma non dovrete più pensare che in dieci anni di fumo avreste potuto comprarvi una Golf, pagarvi una notte di sesso con Belen, rifarvi le tette o il naso o qualunque cosa vi sembra un sogno irrealizzabile perché il conto in banca è sempre in rosso e le spese sono tante. Secondo il mio futuro cognato, una sigaretta riempita a mano viene a costare 7 centesimi, contro i 25 della sigaretta Malboro in pacchetto. Se ne vale proprio la pena, sta a voi dirmelo.
Io, mannaggia a me, fumo.

Ilaria Calamandrei


(si ringraziano Alessia Calamandrei e Alessandro Cagnazzo per il supporto pratico e per le foto)











lunedì 5 marzo 2012

LA PROTESTA - ARRESTATO ALEXEI NAVALNY, IL BLOGGER ODIATO DAL CREMLINO

E’ uscito il rapporto OCSE di cui parlavo nel post-precedente. Ovviamente ero fuori, quindi mi han fregato tutti postando come dei matti e battendomi sul tempo, maledetti loro. Non starò a tirarla per le lunghe: gli osservatori hanno riscontrato irregolarità nella campagna elettorale e nelle procedure di voto su un terzo dei seggi. L'accesso ai media di larga diffusione è stato quasi completamente negato ai concorrenti di Putin rendendo il risultato scontato.
E’ stata dura trovare il comunicato ufficiale, il web è praticamente invaso da notizie di questo tipo. E, come ha ironicamente annunciato Nomfup  su twitter ‘per festeggiare la vittoria alle presidenziali una bella selva di arresti, vai così #navalny’. 

Emad Hajjai Daily Cagle
Uno dei primi a finire nel mirino è stato appunto Alexei Navalny, blogger arcinoto e simbolo dell’opposizione,  che l’ancora presidente in carica Medvedev chiamò 'pecora succhiaca**i' con un Tweet. Tweet smentito poi dal Cremlino, ma quello che conta è il pensiero. Navalny, che aveva appena declamato alla folla che ha riempito piazza Pushkin per chiedere nuove elezioni (20.000 persone secondo gli organizzatori) ‘Ci hanno derubato!' è stato arrestato. La protesta non si è fermata alla sola Mosca, ma si è estesa anche a San Pietroburgo. L’opposizione ieri aveva dichiarato che ‘il mondo non finisce il 4 marzo, dal 5 comincerà la battaglia' e ha mantenuto la parola. La polizia, ‘impreparata’ ha sgombrato i manifestanti.




Alexei Navalny, 35 anni, top blogger è una delle più importanti figure dell'opposizione. Comincia il suo blog nel 2008, pubblicando articoli di denuncia sulle irregolarità delle grosse imprese statali, come i gruppi energetici Gazprom, Rosneft e Transneft, e della Banca VTB. La popolarità del suo blog gli ha permesso di cominciare a mobilitare i suoi lettori in quella  che lui stesso chiama un 'invincibile macchina per la protesta di massa' reclutando online volontari per investigare e diffondere su casi di corruzione e anomalie in vari settori del governo. 


Nel 2011 lancia Rospil, un sito che non investiga e basta servendosi all'aiuto di collaboratori volontari, ma che richiede una sottoscrizione per poter pagare esperti che analizzino ed elaborino i casi via via proposti dal pubblico. Su 73 casi 39 sono stati trovati legittimi. Da febbraio, Navalny ha incominciato la campagna contro Putin e il suo partito Russia Unita, chiamandoli 'ladri e maneggioni'. Che a me ricorda qualcosa, non so a voi. 



Secondo Aleksey Venediktov, capo redattore della radio Ekho Moskyy, e una delle più autoritarie voci della scena politica russa, le autorità hanno fatto un grave errore ad arrestare Navalny e a trasformarlo in un ‘offline’, perché così gli consentiranno di allargare la sua base di consenso agli indecisi o a chi non approvava i suoi metodi.  
Le dichiarazioni internazionali sulla regolarità o meno del voto sono confuse. L’America chiede un rapporto privato, Cameron esprime ‘perplessità sulla validità delle elezioni’, l’Europa è sulla stessa linea. Sicura l'approvazione dell’alleata Cina: Hu Jintao ha inviato le sue congratulazioni, che in gergo politico equivalgono al placet. 
Sarà dura per Putin mantenere il risultato elettorale. Così dice Reuters


Saltando di palo in frasca vi lascio con Ay Carmela, un'aria che fa parte della colonna sonora di Caro Michele di Monicelli. E stata una delle canzoni di battaglia della Spagna invasa dalle truppe napoleoniche e si tramandò fino alla resistenza repubblicana modificando il testo a seconda dell'occasione. Sicuramente i nostri genitori la conoscono, e anche parecchi giovani spagnoli, ma scommetto che pochi di voi l’hanno già sentita. Non appartiene alla nostra generazione di migranti, disoccupati e figli di papà. E’ molto bella e ha più di duecento anni. Leggere di Navalny e della mobilitazione in Russia me l'ha fatta tornare in mente.


Mi raccomando, insulti,(se proprio dovete), commenti e suggerimenti nel box in calce.
A presto!


Ilaria Calamandrei



(Ah, ci tengo a precisare che non sono in possesso di nessuna immagine che compare in questo sito, tolte le foto originali. E' scritto nero su bianco da qualche parte ma non si sa mai. )