martedì 24 gennaio 2012

L'ANATEMA - Storia del Perché Saviano mi Ha Finalmente Rotto Le Palle



Va bene, lo ammetto, io Gomorra non l’ho né letto, né comprato, ho visto il film. Sparerei, a chiunque dicesse questa frase in mia presenza, e mi vergogno ad ammetterlo, ma è la verità. Ho visto il film (ricordo bene quella settimana, feci una doppietta di leggerezza all’italiana niente male: il Divo e Gomorra, martedì e mercoledì all’Anteo. Finito il secondo film ci ho messo 3 minuti buoni per decidere che la vita l’avrei vissuta lo stesso e che per farlo mi sarei dovuta alzare dalla sedia e uscire dal cinema. Avessi visto un cine-panettone su canale 5 il giorno dopo, non sarei qui a scrivere in questo momento) una mia cara amica, con la quale condivido l’amore per i libri, mi ha detto che dal punto di vista letterario non è il massimo, quindi ho deciso di fidarmi della sua opinione e niente libro. Qualcosina di Gomorra l’ho letto anni fa, su Nazione Indiana. Ma non è certo un libro che non ho letto a formare la mia opinione del Saviano. Dovrei non averla proprio un’opinione, come è normale in tutti quei i casi in cui non mi sento ispirata dall’autore.

Sono convinta che solo in rarissimi casi i libri siano malvagi e quei pochi che lo sono non appartengono alla categoria snobbata di letteratura popolare, ‘le barzellette di Totti’, ‘Le prigioni di Corona’ o anche il libro di ‘Incantesimo’. Se uno vuole leggere, che legga pure quello che gli pare. Il libro è una delle pochissime cose sulla quale si può esercitare pienamente un giudizio e una scelta. Si può, sempre che uno ci tenga, afferrare con superiorità la fetenzìa dal banco di una libreria, o fare i fighi all’autogrill e chiedere a voce alta chi è il minorato che compra quell’immondizia. Gomorra non rientra nella categoria ‘impensabili’, e anche se ci rientrasse può proseguire il suo successo senza di me, la cosa mi lascia indifferente. Posso scegliere e lo faccio.

Diverso è il discorso per gli autori in carne e ossa, quelli che diventano personaggi e Saviano è uno di questi.
Saviano ricopre una posizione invidiabile, senza dubbio. Perché è nell’Olimpo dei semi-dei. Perché lui ce l’ha fatta. Perché fa quello che vorrei fare io, che come me vorrebbero fare tanti ragazzi che scrivono: vive di quello che fa. Quelli che almeno una volta si sono chiesti se Elliot e Kafka si rendevano conto del culo che avevano con due amici come Pound e Brod. Saviano ha avuto l’idea che ha fatto 'il botto' e può dire tranquillamente di fare lo scrittore. È arrivato addirittura a parlare di libri in televisione, da Fazio, e per una volta quasi sorrideva per quanto era contento. E’ un po’ come Pirlo, lui, sempre la faccia scura, ma lì no, aveva l’occhietto lucido e innamorato. Forse,  anzi sicuramente, io non proporrei mai ‘Arcipelago gulag’ nella mia top ten, ma ogni lettore ha la sua storia e chissà come dev’essere stato bello raccontare i buoni motivi per amare un libro che appassiona, percorrerne le venature segrete, quello che da un lato pensa di aver scoperto, che invece è lì nel libro a disposizione di tutti, è la magia, l’ingrediente in più che trasforma le pagine in ali e fa sì che quel particolare libro venga riletto, amato, protetto e mai prestato. Beato Saviano, se posso dirlo. Ma sono allo stesso tempo molto sportiva. Chi lo sa, magari lui è stato il battistrada di quella che diventerà una bella iniziativa, un idea, con altri scrittori e altri libri. Ci vorrebbero più cose di questo tipo. Di sicuro non è per questo motivo che non lo posso più vedere. 

Cominciai a chiedermi come mai Saviano fosse ovunque qualche mese fa, durante il primo periodo dell’Occupy Wall Street. Forse ero sulla Rai, e chi ti vedo a girare per Manhattan raccontando chicche e aneddoti? Saviano ovviamente.  Lì mi girarono un pochino, in modo immediato e umano. Ogni volta che c’è un giovane che protesta, ogni volta che ci si ribella ad un  potere occulto, eccoti sbucare il Saviano che racconta e commenta, che telecronaca e dice la sua. Come il Gabibbo negli anni ’90, che anche se non guardavi la tv era sulle merendine, te lo ritrovavi portachiavi, peluche, braccioli, cartelle, quaderni a dire ‘besugo di un besugo’. Come il periodo di Mourinho all’Inter, quando smisi di comprare e leggere la Gazzetta perché rischiavo di frantumarmi i denti dal nervoso. Che palle, ma Saviano c’entra sempre? Con questa faccia da pianta cresciuta nell’armadio, il sopracciglio folto da avvoltoio Disney, io che i comizi non li ho mai retti, e il catechismo non lo sopportavo, ho cambiato canale e l’Occupy Wall Street l’ho seguito in rete. Senza Saviano, visto che si poteva scegliere.

Ma Saviano era in agguato nell’ombra, pronto a sferrare il colpo decisivo.
Dopo Natale sono da Feltrinelli con mia sorella, alla ricerca di una piccola soddisfazione personale, un cd, un libro, insomma qualcosa, e vedo ‘Astarte’, di Andrea Pazienza edito da Fandango in offerta. Lo prendo in mano e leggo in copertina ‘ con l’Introduzione di Roberto Saviano’. Ancora lui. Pure qui.
Ci fosse un balcone, una vetrata, prenderei la rincorsa e mi getterei urlando frasi incoerenti.
Sul serio: quale sarebbe il legame fra l’eroinomane e geniale Pazienza con Saviano scrittore e personaggio simbolo della lotta contro i poteri occulti? Non basta il ’77 per far si che diventino compagni di merende! Pazienza, con la sua ironia, la sua strafottenza, mai si sarebbe sognato di scrivere una titanica opera di ricerca e denuncia, perché anche se l’ho in gloria e chi mi conosce lo sa, era troppo fatto, troppo scanzonato, troppo pigro, Pazienza disegnava al massimo una vignetta con scritto che le figlie di De Mita andavano al Mamiani e la davano volentieri.  Faceva ridere, lui.  Si incazzava in modo incoerente, e quando scriveva se la menava pure, ma perché Saviano? Se penso a come Pazienza prendeva affettuosamente in giro Pertini, alla vignetta di Totò, al mitico Agnelli-nuvola sopra la Mirafiori che con una ciminiera si pippa i piccoli operai in fuga, e poi a quella faccia da beccamorto di Saviano! Anche nel caso in cui Saviano fosse un lettore accanito di Pazienza (cosa che mi stupirebbe assai ma sono pronta a ricredermi, può essere, non è che 'Arcipelago Gulag' e 'Zanardi' si escludano a vicenda, Saviano è umano, ride anche lui, come tutti noi. Almeno credo) e avesse implorato la Fandango per l’incarico, avrebbero dovuto pensarci, gli editori, prima di dare il benestare. C'è tanta gente che con Pazienza c'entra e non è sconosciuta. Filippo Scozzari, Stefano Benni, Michele Serra per fare dei nomi. E' il marketing, el danè, potrebbe obiettare qualcuno. Infatti è da manuale: io che i libri di Pazienza li compro da sempre, io che li colleziono, io che ho cercato per anni un Penthotal fuori catalogo, io, l'acquirente tipo,  ho lasciato giù ‘Astarte’ disgustata, come se fosse stato un fazzoletto sporco di moccio altrui, anche se era in offerta, anche se era fatto benissimo, anche se manca alla mia collezione, anche se ero in libreria per comprare. Alzi la mano chi porterebbe a casa un albo di fumetti rilegato  a- sconosciuto e inedito;  b-incompleto, perché Pazienza, che io ho in gloria, era un fattone;  c-che costa più di 20 euro; solo perché l’introduzione l’ha fatta Saviano!  E’ come far fare a Trapattoni (con tutto l’imperituro rispetto per il suo genio in molti campi) la prefazione di ‘Piccolo mondo antico’ e aspettarsi che un fanatico della Valsolda, giusto perché c'è il Trap, lo compri.



‘Astarte’ può anche aver scalato le vette delle classifiche, anche di questo importa poco. Quello che mi fa chiedere 'Ancora lui?!', e il constatare che anche se l’ho evitato, se ho fatto di tutto per evitarlo, Saviano me lo ritrovo ovunque, sbuca dappertutto come l’ex di cui ti vuoi dimenticare perché è meglio te, fino a starmi finalmente, irragionevolmente lo concedo, ma indiscutibilmente, sulle palle.
Ho pensato a una cosa che ha detto Saviano, (ancora lui!!!) in tempi non sospetti, quando ancora era un giovane scrittore al primo grande successo e non saltava fuori da ogni buco underground come un Supergiovane avariato. Da Fazio, raccontò di aver conosciuto Salman Rushdie, e che l’autore di 'Versetti Satanici' gli confidò, da scortato a scortato: ‘stai attento, perché se sei sotto scorta e dopo un po’ nessuno ti fa fuori, finiscono per odiarti’. Salman Rushdie, che per dirne una, fa un cammeo nel film  ‘ Il Diario di Bridget Jones’.

Difficile odiare con buon senso una persona che non si conosce, anche se ha (scorta esclusa) molte cose invidiabili. Forse uno dei motivi per il quale il Saviano personaggio non lo posso più reggere è perché è diventato, suo malgrado, uno dei simboli di un sistema culturale vecchio, fastidioso, in vigore da sempre. L’autorità, quando si parla di letteratura, è fondamentale, ma è consuetudine, nel nostro paese, trasformare quell’ autorità, che lo scrittore a suo modo si guadagna a colpi di penna e consensi dei lettori, in aura mediatica. Detto questo, non è certo lui che rovina la letteratura italiana. Ha appena trent’anni, è una persona intelligente e appassionata, ama la letteratura e potrei anche sciogliermi per uno dei suoi libri un giorno. Scegliere di leggerlo. Per ora so solo che mi ha rotto le palle, che con Pazienza non c’entra una mazza, che ha leso la mia capacità e libertà di scegliere e che infine, vinta dall'amore che vince sul fastidio comprerò ‘Astarte’, perché  Fandango è un’ottima casa editrice, l’albo è bello, quindi gli arriverà il mio contributo in royaltes. Lo hanno anche fatto cittadino onorario di Milano, è una notizia di pochi giorni fa. Adesso ci manca solo che mi tamponi la macchina.


Non è mai una cosa così seria da non pensar l'esatto il contrario
Ilaria Calamandrei



2 commenti:

Non si dice piacere - La moda passa, lo stile resta ha detto...

in bocca al lupo per questa nuova avventura. se il buon giorno si vede dal mattino.... brava!

baci
ila

kalamand-ray (Ilaria Calamandrei) ha detto...

il mio primo commento, e fatto da una maestra <3! Crepi il lupo e GRAZIE (so che questo inizio è un pochino acerbo, ma se non si inizia...) un bacio grande!