La copertina originale de Il Grande Gatsby, 1925 |
Quando ho
letto sulle pagine italiane dedicate al film di Baz Luhrmann in uscita il 16
maggio che: ‘Il Grande Gatsby narra
di un giovane aspirante scrittore’ mi è venuto un colpo. Nick Carraway
scrittore? In quale film?
Non è certo
un aspirante scrittore ne Il Grande
Gatsby di Francis Scott Fitzgerald, dove Nick si trasferisce a New York per
diventare agente di borsa. Perché cambiare la trama di un libro per fare un
film che ne porti il nome? La natura, i personaggi di un libro, e l’autore
stesso sono in svantaggio da morire quando il cinema ne saccheggia le trame. Ad
esempio, cosa resta delle lacrime notturne della spinosa e grezza adolescente
americana Lolita immaginata da Nabokov nel film di Kubrick? Solo quello che ha
raccolto il lettore. Chi ha visto il film e basta ha raccolto una storia di
zozza pedofilia con un’adolescente poco credibile. Ci tengo a precisare che
alla prima di Lolita Nabokov ci
rimase malissimo. Non si disperò perché non era il suo stile. Il suo stile era andare a caccia di lepidotteri con la moglie Vera. Uno come
Fitzgerald invece si sarebbe suicidato con cinque bottiglie di vodka bevute
alla goccia con la moglie Zelda.
Dopo aver
meditato cinque minuti sull’ingiustizia (libri di autori alcoolizzati
e defunti resecati da barbari pirati hollywoodiani strafatti di soldi) e
aver scritto nella mia testa tremila articoli dove finivo regolarmente per
urlare tra le righe ‘PORCI IGNORANTI!’ sono andata a controllare la sinopsi
sul sito ufficiale del film, quello in inglese, e ho visto che Nick Carraway è
‘would-be writer’: potrebbe essere tradotto sia in aspirante scrittore che in futuro
scrittore.
In entrambi
casi, è un problema di traduzione. Se nel film di Luhrmann Nick sarà, come nel
libro, il futuro scrittore della vicenda, allora si tratta di qualche
povero ignorante (porco sarebbe troppo) che ha usato google translator e copia-incolla. Se invece Nick Carraway sarà un
aspirante scrittore, vuol dire che la sceneggiatura del film ha deciso che per
la versione cinematografica ha funzionato meglio fare di Nick un aspirante
scrittore in cerca di una storia.
L’adattamento cinematografico è una traduzione, dalla narrativa scritta a
quella per immagini, e se è vero che pensiamo per immagini la spirale della
traduzione è un infinito turbine d’impressioni dopo il quale è difficile capire
chi sia l’autore di cosa.
Dalle
immagini si potrebbe dire che la visione che Luhrmann ha avuto della storia
sembra comunque legittima. La voce di Nick, nel libro, ci racconta con un
sussurro quello che un tempo è stato, sotto ogni punto di vista, un gran
casino. Ricorda la storia di un uomo che letteralmente si è creato da solo,
partorito da solo una seconda volta per raggiungere la luce del suo desiderio,
la distratta, corteggiatissima, superficiale e sfondata di soldi Daisy e una
volta che la supera non se ne accorge, toccando in questo modo il suo limite
umano. Il suo grande errore, il passato, è anche il frutto della sua grandezza.
L’unica volta che Nick si sbilancia lo fa quando, pur disapprovando Gatsby, gli
urla a mo’ di complimento: ‘Sono un branco di porci. Tu da solo vali più di
tutti loro messi insieme’.
Il film
promette bene, in tutti i sensi, anche se è sempre meglio conoscere la lingua
d’origine per capire una traduzione. Altrimenti, senza offesa, uno rischia sempre di
farci la figura del povero ignorante. (porco sarebbe troppo).