martedì 7 maggio 2013

IL GRANDE GATSBY SECONDO LUHRMANN PROMETTE BENE





La copertina originale de Il Grande Gatsby, 1925
Quando ho letto sulle pagine italiane dedicate al film di Baz Luhrmann in uscita il 16 maggio che: ‘Il Grande Gatsby narra di un giovane aspirante scrittore’ mi è venuto un colpo. Nick Carraway scrittore? In quale film?
Non è certo un aspirante scrittore ne Il Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald, dove Nick si trasferisce a New York per diventare agente di borsa. Perché cambiare la trama di un libro per fare un film che ne porti il nome? La natura, i personaggi di un libro, e l’autore stesso sono in svantaggio da morire quando il cinema ne saccheggia le trame. Ad esempio, cosa resta delle lacrime notturne della spinosa e grezza adolescente americana Lolita immaginata da Nabokov nel film di Kubrick? Solo quello che ha raccolto il lettore. Chi ha visto il film e basta ha raccolto una storia di zozza pedofilia con un’adolescente poco credibile. Ci tengo a precisare che alla prima di Lolita Nabokov ci rimase malissimo. Non si disperò perché non era il suo stile. Il suo stile era andare a caccia di lepidotteri con la moglie Vera. Uno come Fitzgerald invece si sarebbe suicidato con cinque bottiglie di vodka bevute alla goccia con la moglie Zelda.


Dopo aver meditato cinque minuti sull’ingiustizia (libri di autori alcoolizzati e defunti resecati da barbari pirati hollywoodiani strafatti di soldi) e aver scritto nella mia testa tremila articoli dove finivo regolarmente per urlare tra le righe ‘PORCI IGNORANTI!’ sono andata a controllare la sinopsi sul sito ufficiale del film, quello in inglese, e ho visto che Nick Carraway è ‘would-be writer’: potrebbe essere tradotto sia in aspirante scrittore che in futuro scrittore.

In entrambi casi, è un problema di traduzione. Se nel film di Luhrmann Nick sarà, come nel libro, il futuro scrittore della vicenda, allora si tratta di qualche povero ignorante (porco sarebbe troppo) che ha usato google translator e copia-incolla. Se invece Nick Carraway sarà un aspirante scrittore, vuol dire che la sceneggiatura del film ha deciso che per la versione cinematografica ha funzionato meglio fare di Nick un aspirante scrittore in cerca di una storia.
L’adattamento cinematografico è una traduzione, dalla narrativa scritta a quella per immagini, e se è vero che pensiamo per immagini la spirale della traduzione è un infinito turbine d’impressioni dopo il quale è difficile capire chi sia l’autore di cosa.


Dalle immagini si potrebbe dire che la visione che Luhrmann ha avuto della storia sembra comunque legittima. La voce di Nick, nel libro, ci racconta con un sussurro quello che un tempo è stato, sotto ogni punto di vista, un gran casino. Ricorda la storia di un uomo che letteralmente si è creato da solo, partorito da solo una seconda volta per raggiungere la luce del suo desiderio, la distratta, corteggiatissima, superficiale e sfondata di soldi Daisy e una volta che la supera non se ne accorge, toccando in questo modo il suo limite umano. Il suo grande errore, il passato, è anche il frutto della sua grandezza. L’unica volta che Nick si sbilancia lo fa quando, pur disapprovando Gatsby, gli urla a mo’ di complimento: ‘Sono un branco di porci. Tu da solo vali più di tutti loro messi insieme’.


 Sullo sfondo s’intravede la Jazz Era, le Flappers con i capelli alla maschietta, le gonne svolazzanti che mettevano in mostra le gambe, le feste grandiose e lo sperpero dell’America fra le due guerre, uno scenario che spetta al lettore attivare, attraverso la lettura. Luhrmann mette in moto questo carrozzone per lo spettatore di oggi che vive lontano da quell’epoca di sogno orgiastico della quale Fitzgerald scrisse nel 1925.
Il film promette bene, in tutti i sensi, anche se è sempre meglio conoscere la lingua d’origine per capire una traduzione. Altrimenti, senza offesa, uno rischia sempre di farci la figura del povero ignorante. (porco sarebbe troppo).