Alcuni non hanno aspettato
neanche l’inizio di Italia-Croazia. Sembrava già scritto. Pareggio con i croati
e noi fuori con il Biscotto. I giornalisti si sono scatenati dopo il risultato,
ma sotto sotto, erano già pronti con titoli e corsivi.
prima pagina de La Gazzetta |
Visto quello che è successo
all’Europeo del passato la reazione potrebbe anche sembrare logica. Tutti si
ricordano la torta di Svezia-Danimarca, con tanto di striscione 2-2 and the
spaghetti are out, che a me ha fatto odiare qualsiasi cosa fosse
remotamente scandinava, dal salmone affumicato a… che altro hanno in
Scandinavia? La sauna che non posso fare perché fa male? I tipi biondi afflitti
da darwinismo sociale? La vodka che è anche russa?
Il calcio fa questo e altro,
è un rivelatore di vera natura e di una parte della vera cultura. Gratta la
patina di persone e popoli all’apparenza civili e le riduce in bestie pronte a
bersi di tutto (in tutti i sensi) e a pensare qualsiasi cosa. Dire qualsiasi
cosa. Fare qualsiasi cosa. Come lanciare una banana a un giocatore di colore,
anche se Balotelli, con quella pettinatura, sembra davvero uscito dalla zoo.
Sterminare migliaia di randagi per rendere le strade pulite. Tirare un cazzotto
a un arbitro che da un rigore contro in una semifinale, tra l’altro a torto, e
chissà cosa avrà pensato Nuno Gomez vedendo il replay. Sputi, insulti, gesti
dell’ombrello, sfottò al limite, come quello mitico della Franzoni, quello su Pessotto sulle note di Vola della Cuccarini. Hai voglia a dire: 'Io non c'entro il calcio non mi interessa'. Se non tifi calcio, guardi i programmi della De Filippi, ti depili in emergenza usando il rasoio del tuo ragazzo di nascosto, fai stalking ai tuoi rivali in amore su facebook mandando minacce di morte se proprio sei patologico (io ne ho ricevute ad esempio), pensi di portarti a letto le amiche della tua ragazza, potrei continuare ma insomma, nel trogolo a grufolare ci vanno tutti, è umano.
Il calcio è il contrasto che fa emergere certe bassezze caratteristiche che
si nascondono dietro gli slogan di fair-play e politically correct e predestinazione tanto cari al buon pensiero europeo, scritto, citato, più raramente vissuto. Chi vive il calcio a vari livelli lo sa.
Ivan il terribile |
Se no, come mai si manda un Cassano a parlare
di ghei in nazionale se non per attirare l’attenzione? Cassano contro Cecchi Paone senza suggeritore, Cassano, che è riuscito a dire mmocc’ bocchin de Mameta in diretta, che
letteralmente vuol dire ‘all’anima dei bocchini di tua mamma che non sei
nemmeno nato da una scopata ma da un concepimento splash, da un rivolo di
sperma scivolato per sbaglio’.
Dialettalmente poetico, ma
non proprio il massimo della diplomazia.
Si manda Buffon, l’uomo che
difese l’opportunismo delle scelte anti-sportive a fare appello alla correttezza
dei professionisti della nazionale spagnola. Roba che se non ci fossimo
abituati a peggio, farebbe ridere per la sua assurdità.
Gli spagnoli ovviamente
reagiscono, e anche i croati (la cui professionalità non è stata molto presa in
considerazione). I loro tifosi rilanciano, chiedendo a Buffon quanto hanno
scommesso, e pregustando la vendetta a lungo attesa dopo il gomito di Luis
Enrique. Dicono che i ladri sospettano tutti gli altri di disonestà. Ci danno
dei tramposos, attendono el pastelao come un atto di giustizia sul nostro essere
la Gomorra d’Europa.
Nessuno, spagnoli compresi,
pensa che in realtà potrebbe andare in altro modo, come spesso succede nel
calcio: che la Croazia potrebbe battere la Spagna.
Ma a questo punto di quello
che fa l’Italia potrebbe anche smettere di fregarcene perché abbiamo già
abbastanza materiale sul quale riflettere. E’ un peccato che con questa nazionale, con
questo bel gioco, si esca al primo turno, è vero. Ma ormai, anche la piccola soddisfazione che potrebbe darci una vittoria della nazionale sono avvelenate
dal clima piagnisterico. E poi, non siamo noi un bel paese, ricco di cose
commoventi per il cuore, per lo spirito e per la mente? E guarda come cavolo
siamo messi.
http://nicolacappello.wordpress.com |
Per questo
abbiamo pensato subito male. Siamo come gli stitici, come gli assuefatti di
Eparema, prugne secche e cotognate, siamo dei rompipalle insopportabili, di
quelli che se il compagno di viaggio va in bagno son subito lì a chiedere
‘L’hai fatta?’ e li odi perché sai, se non bastasse l'Inno del corpo sciolto di Benigni a ricordarlo, che lo stitico è invidioso, insoddisfatto e maligno. Siamo un paese che non riesce ad andare al
cesso e si vede, si sente oltreconfine e si teme il giorno dello sblocco.
Altro che terremoto. Altro
che Biscotto!