mercoledì 29 febbraio 2012

L' EMBARGO - SAI COSA GLIENE FREGA ALL'IRAN


La reazione dell’Iran all’embargo petrolifero e commerciale da parte dell'Europa, deciso il 23 gennaio scorso e che comincerà a essere effettivo nel luglio del 2012, potrebbe riassumersi in questi termini: ‘e chi se ne frega!'

Jim Margulies



Una risposta che riceverebbe chiunque si presenti ad un aperitivo annunciando la notizia dell’ embargo petrolifero e commerciale approvato dall’Europa all’Iran, ma con effetti meno significativi sugli equilibri mondiali.
Il governatore della Banca Centrale Iraniana (CBI) Mahmoud Bahmani ha ricordato che già ora non si lavora solo con il dollaro per gli scambi commerciali. Fa l’esempio di Cina e India, con le quali l’Iran commercia usando la valuta dei due paesi e apre all'utilizzo dell'oro come riferimento di scambio. reuters
Il monopolio del dollaro non è più tale da tempo. Cominciò proprio l'Iran, proponendo la borsa del petrolio di Kish e seguì Putin con un piano di rilancio del rublo negli scambi.



L'ossessione degli Stati Uniti sull'Iran e sul suo programma nucleare dura da tempo. Il sospetto è che l'Iran stia costruendo armi di distruzione di massa e aggiri da anni i controlli della IAEA (agenzia internazionale energia atomica) e dell'ONU portando gli ispettori in siti sicuri e occultando una presunta attività del programma nucleare a scopo bellico, ufficialmente istituito a soli scopi civili e in linea  con il programma di non-proliferazione nucleare (NPT).  reuters


il punto di vista U.S.A. 1

Il punto di vista U.S.A. 2


Il punto di vista U.S.A. 3


L'embargo deciso dal governo Obama è un rafforzamento della politica d'isolamento da sempre in atto nei confronti dell'Iran (diciamo da Yalta in poi), e l'obiettivo dovrebbe essere quello di provocare una crisi economica in grado di innescare un cambio di regime. Come ha fatto notare il giornalista Robert Frisk sull'Indipendent 'armi di distruzione di massa' fa suonare un campanello d'allarme che riporta alla guerra in Iraq, dove le armi non furono assolutamente trovate. Che si tratti di paranoie o di piani malefici, di fatto l'Europa ha acconsentito a seguire gli Stati Uniti ancora una volta.



Resta il dubbio che queste misure possano sortire l'effetto desiderato. La politica d'isolamento imposta per anni all'Iran sembra giunta a una svolta. L’Iran potrebbe fare a meno degli Stati Uniti e dell'Europa. Dopo aver venduto al resto del mondo arabo armi e teorie per circondare lo scomodo Iran, il blocco occidentale si sente ribattere a ogni obiezione che ormai non ha più l’autorità assoluta di un tempo in materie di controllo mondiale, e non solo in questo caso.









Ilaria Calamandrei 


per le vignette: http://www.caglecartoons.com/ http://www.cagle.com/
                   
                   












lunedì 27 febbraio 2012

I PAPERINI JUVENTINI SONO SOLO GIALLI


Le stagioni non sono più quelle di una volta. Non sono le ondate di caldo insensato a fine febbraio dopo il gelo pinguino da meno dieci a farmelo dire, ma l’Esselunga di Via Suzzani.


Pubblicità Esselunga


Pasqua è fra più di un mese e già c’è la campagna acquisti: uova di cioccolato d’ogni tipo, dalle Tartarughe Ninja alla tarocca Hello Kitty, conigli di cioccolato, ovetti glassati. La mia reazione a queste pressioni commerciali è di andare in direzione opposta, abbracciando la tradizione, quindi alla vista delle leccornie ipercaloriche e cellulitifere sposo il regime delle erbe amare e della Quaresima. Ho inoltre il sospetto, molto triste, che si tratti di prodotti invenduti dalla Pasqua scorsa.








Una cosa in particolare ha attirato la mia attenzione, l'esposizione di cofanetti oviformi di Milan, Inter e Juve. La metà inferiore è ripiena di classici cioccolatini incartati con i rispettivi colori sociali e sulla metà superiore appare un pupazzino con maglia e palla al piede. Il Milan ha il pupazzino Milanello, atroce mascotte macrocefala omaggio ai pelati della famiglia di via Turati. 





Ogni volta che vedo allo stadio sono indecisa: l’uomo dietro la maschera mi fa pena o violenza? Gli tiro una pietra o lo compatisco? Per non parlare dell'inno 'Milan Milan' . Senza migliori alternative ho incominciato a canticchiare ‘Cè solo l’Inter’, e ho scoperto, con orrore, di non essere l’unica milanista a farlo. 





Tornando ai pupazzini.
Quelli scelti dall’Inter e dalla Juve sono dei paperini, praticamente identici fra loro, se non fosse che per l’Inter il papero è disponibile in due tinte, paperino giallo e paperino marrone, mentre i paperini ‘gobbi’ sono solo gialli. Vederli uno di fianco all'altro fa un po' specie. In natura le papere sono marroni, gialle e bianche. Dopo i cori su Balotelli, i paperini di Pasqua dei gobbi sembrano eleggere il monocolore, quasi a dire ai bimbi italiani di tutti i colori che non ci sono paperini marroni con la maglia della Juve. 



lunedì 13 febbraio 2012

LA LETTERA - Damasco, Khaled Khalifa, lettera aperta agli scrittori di tutto il mondo



Khaled Khalifa, classe 1964 è uno scrittore e giornalista siriano. Fondatore della rivista 'Aleph' censurata dal regime e autore del libro 'Elogio dell'Odio', anche questo censurato, edito in Italia da Bompiani, vive e scrive a Damasco. La lettera che segue è stata diffusa in molte lingue. In Italia è apparsa sul sito 'Nazione Indiana' quattro giorni fa.  

Carlos Latuff, http://latuff2.deviantart.com/ 




Amici, scrittori e giornalisti di ogni parte del mondo, e specialmente voi che vi trovate in Cina e in Russia, vorrei mettervi al corrente del fatto che il mio popolo si trova a fronteggiare un genocidio.
Da una settimana a questa parte le forze del regime siriano hanno intensificato i loro attacchi alle città insorte, e in particolare Homs, Zabadani, Rastan, la provincia di Damasco, Madaya, Wadi Barada, Figeh, Idlib e i paesini del Monte Zawiya. Durante questa settimana, e fino ad ora, mentre vi scrivo queste righe, sono caduti più di mille martiri, tra cui molti bambini, e centinaia di case sono crollate addosso ai loro abitanti.
La cecità di cui soffre il resto del mondo ha incoraggiato il regime a cercare di far piazza pulita della rivoluzione pacifica in Siria con una brutalità senza eguali.

CagleCartoons.com


 L’appoggio di Russia, Cina e Iran, e il silenzio del resto del mondo nei confronti dei crimini perpetrati alla luce del sole, hanno consentito al regime di decimare il mio popolo durante gli ultimi undici mesi, ma in quest’ultima settimana, dal 2 febbraio a oggi, i segni della carneficina si sono fatti più evidenti.
Quella delle centinaia di migliaia di siriani scesi per le strade delle loro città e dei loro paesi la notte del massacro di Khalidiyya, tra venerdì e sabato scorsi, con le mani alzate in preghiera, in lacrime, è una scena che spezza il cuore e richiama l’attenzione del mondo sulla tragedia umanitaria siriana. È altresì un’esternazione chiara, senza veli, del nostro sentirci orfani, abbandonati dal mondo, mentre i politici si limitano a vane parole e sanzioni economiche che non fermano gli assassini né trattengono i carri armati imbrattati di sangue.

CagleCartoons.com






Il mio popolo, che ha affrontato la morte a torso nudo, armato di soli canti, in questo preciso momento si trova a fronteggiare una campagna di genocidio: le nostre città ribelli sono soggette a uno stato d’assedio senza precedenti nella storia delle rivoluzioni, un assedio che impedisce al personale medico di prestare soccorso ai feriti, mentre gli ospedali da campo vengono bombardati a sangue freddo e distrutti. Non è consentito l’ingresso alle organizzazioni umanitarie, le comunicazioni telefoniche sono interrotte, cibo e medicine sono bloccati, al punto che il contrabbando di una sacca di sangue o una compressa di paracetamolo nelle zone sotto assedio è considerato un reato punibile con la detenzione nelle carceri per prigionieri politici, teatri di torture i cui dettagli, se mai un giorno doveste venirne a conoscenza, vi impressionerebbero.
Nel corso della sua storia moderna, il mondo non ha mai visto un coraggio e un valore come quelli mostrati dai rivoluzionari siriani nelle nostre città e nei nostri paesi. Così come non ha mai assistito prima d’ora a una connivenza e un silenzio simili, che ormai possono essere considerati alla stregua di complicità nello sterminio della mia gente.
CagleCartoons.com



Non riesco a spiegare nulla di più in questi momenti cruciali, ma spero di avervi esortati a mostrare la vostra solidarietà al mio popolo con i mezzi che riterrete più opportuni. So che la scrittura è impotente e nuda di fronte al frastuono dei cannoni, dei carri armati e dei missili russi che bombardano città e civili inermi, ma non mi va che anche il vostro silenzio sia complice dello sterminio del mio popolo.

Il mio popolo è un popolo di pace, di caffè e musica che mi auguro un giorno possiate gustare anche voi, e di rose di cui spero possiate sentire il profumo, affinché sappiate che il cuore del mondo è oggi vittima di un genocidio e che il modo intero è complice nello spargimento del nostro sangue.


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Khaled Khalifa,Damasco, febbraio 2012

Da Nazione Indiana del 9 febbraio 2012, traduzione di Gianni Biondini

martedì 7 febbraio 2012

IL CORO - IL POMPIERE PAURA NON NE HA










Tuonano insulti sul governo Monti, che con le lacrime della Fornero e le sparate bercianti in pieno stile neo-berlusconiano ha perso quella tanto decantata sobrietà su cui tutti hanno puntato e sbrodolato, per poi scivolarci sopra, tipo buccia di banana dei fumetti.
Tra i bersagli più gettonati oltre al premier troviamo Silvia, dal doppio posto fisso, figlia di Donna Pietas Fornero, e Michel Martone, che oltre che con secchione fa rima con qualsiasi epiteto vi sentiate di dargli al momento.


Il MALTEMPO è finalmente arrivato a salvare i palinsesti, e i Vigili del Fuoco scendono in campo, anche quelli ‘volontari’, chiamati così perché precari, quelli con il co.co.co., senza ferie o malattie, con tfr a rischio, ad aiutare i civili lasciati in balia del gelo che ha colto di sorpresa, in pieno inverno, con allarme neve da settimane, i comuni di mezzo stivale.
Senza paura non dico della monotonia posto fisso, quello spaventerebbe chiunque, ma di qualsiasi disagio. Che ci sia da recuperare le chiavi in un tombino o estrarre un cadavere carbonizzato dalle lamiere contorte di una macchina, loro non si tirano indietro, non ritrattano, li chiami e arrivano. Quando contrattano lo fanno per ottenere quello che gli spetta.


                                                                    
                                               ' Il pompiere paura non ne ha' inno dei Vigili del Fuoco (di Sabrina87)


                                                           

Mentre i Tecnici e i Politici continuano la loro avvincente lotta per rimanere aggrappati alla poltrona di pelle con rimborso spese, e ad insultare senza quartiere gli italiani senza poltrona nel meritatissimo disprezzo generale, che onore, rispetto e gratitudine vadano al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Speriamo che i bambini, come il draghetto Grisù, preferiscano sempre di fare il Pompiere piuttosto che il Politico, o il Tecnico, sennò siamo davvero fregati. ‘Fiamme dal ciel’ si possono anche invocare sul Palazzo, ma su di un asilo?

                                                
                                                           Il Draghetto Grisù, Pagot (video: Zimbiano).


Il pompiere paura non ne ha. 



Non è mai una cosa così seria da non pensare l’esatto contrario. Scommettiamo che stavolta vi ho messo tutti d’accordo? 


Ilaria Calamandrei

lunedì 6 febbraio 2012

LA FAVOLA - Umberto e la Parabola dell'Appartamento





'Bologna urbana, vía Castiglione' di Alessia Calamandrei


C’era una volta un regista di nome Umberto, che abitava a Bologna e portava gli occhiali. Umberto conosceva, in modo superficiale, roba da cenni di saluto e un paio di chiacchiere a qualche concerto, magari anche una cena a caso, come capita in una città dove molti sono giovani e le case sono più aperte, due persone che abitavano nello stesso appartamento. Una porta sempre chiusa separava i due spazi con ingressi indipendenti. Gli inquilini però non avevano nessun contatto. I muri erano spessi, frequentavano giri diversi e non s’incrociavano nemmeno per sbaglio.




'Bologna sincera, via del Pratello' di Alessia Calamandrei

Un giorno d’estate, mentre gira per la città svuotata dagli studenti tornati all’ovile e dai Bolognesi, scappati verso il mare o i monti, Umberto si imbatte in uno dei due, e questo qui ha la piva. Senza nemmeno dare a Umberto il tempo di chiedere cosa sia successo, gli vomita addosso, con amarezza, il resoconto delle sue tribolazioni: ‘Me ne vado, via, torno a casa, ‘sta citttà è una merda, tu pensa, settimana scorsa arriva il padrone di casa e mi urla in faccia che mi sfratta, che io devo lasciare la casa nel giro di pochi giorni sennò mi scatena contro avvocati, sbirri, pensa, ‘sto stronzo, che se non fosse per noi studenti questa città sarebbe morta, già è morta adesso, guarda, non mi vedrete più, ho chiuso davvero, poi dove cazzo vado, è Luglio e di stanze non ce ne sono sicuramente sono in giro solo a piazzare agli amici le cose che non posso portare via e a salutare, basta Bologna!’ 
Umberto si commuove per le sue disavventure, gli dice ma dai, qualcosa lo trovi, ma quello è deciso ad andarsene e non si rivedranno mai più, oppure se preferite il mai dire mai, per un bel po’, e sicuramente non così, come quell'ultima volta, per caso, sotto i portici che fanno da ombrellone d'estate e da ombrello d’inverno. 






'Bologna la grassa, banco dei beccai della Coop' di Alessia Calamandrei



Due mesi dopo la città brulica, come sempre alla fine delle vacanze e Umberto incontra il secondo inquilino, quest'ultimo  tutto contento. Ricordandosi della vicenda dell'altro suo conoscente Umberto sta per chiedere come vanno le cose ma lui è più veloce, e attacca a raccontare: ‘Non puoi capire cos’è successo! Un paio di mesi fa arriva il padrone di casa e comincia a sbraitarmi addosso, roba folle, che me ne devo andare, che lui chiama l’avvocato, che mi fa sgombrare dagli sbirri, fuori di testa completamente. Io rimango inizialmente perplesso, poi mi viene un fottone e mi dico ma col cazzo,  questo cosa vuole, quindi gli rispondo che  li chiami pure gli sbirri, tanto prima gli spacco la faccia, il contratto è pieno di sgami, parte dei soldi glieli davo pure in nero, figurati, e nella merda ci va lui, se proprio vuole chiamare l’avvocato, lo faccia, io ho pagato un affitto, ho un contratto e da qua non mi muovo, di avvocati ne conosco mille, e che non si permetta perché finchè non scade tutto e non mi ridà la cazzo di caparra questa è casa mia!’
‘E allora? Com’è finita?’ chiede Umberto meravigliato e curioso.
‘Allora è finita che ci siamo messi d’accordo, si è scusato, perché alla fine aveva paura di finire nei casini per un'altra storia e il suo problema non ero io, poi tutto si è risolto, quindi non solo mi lascia la casa, ma non devo nemmeno più pagare l’affitto per un anno, pensa quanto è impaccato di soldi sto qui, e posso cercare un’altro posto con calma. Ma la cosa più allucinante è che il coglione che abitava dall’altra parte se n’è andato, abbiamo aperto la porta e adesso lo spazio è il doppio!’ Così finisce il racconto, ridendo soddisfatto, Umberto ride con lui per solidarietà e senza aggiungere nulla; poi si separano. Umberto va via pensieroso, riflettendo sulla lezione che ha appena imparato grazie al suo minuscolo coinvolgimento nella vicenda.

                                                         

'Bologna al bivio, dietro Piazza Maggiore' di Alessia Calamandrei


Da allora, quando ce n’è bisogno e si sente in vena, Umberto racconta ‘La parabola dell’appartamento’  ai suoi amici, che la raccontano ad altri amici in necessità e così facendo è arrivata alle mie orecchie. Per ricordare che non è la sfiga, ma il modo in cui si reagisce ad essa a fare la differenza.

Non è mai una cosa così seria da non pensare l'esatto contrario. 
 Ilaria Calamandrei