Khaled Khalifa, classe 1964 è uno scrittore e giornalista siriano. Fondatore della rivista 'Aleph' censurata dal regime e autore del libro 'Elogio dell'Odio', anche questo censurato, edito in Italia da Bompiani, vive e scrive a Damasco. La lettera che segue è stata diffusa in molte lingue. In Italia è apparsa sul sito 'Nazione Indiana' quattro giorni fa.
Carlos Latuff, http://latuff2.deviantart.com/ |
Amici, scrittori e giornalisti di ogni parte
del mondo, e specialmente voi che vi trovate in Cina e in Russia, vorrei
mettervi al corrente del fatto che il mio popolo si trova a fronteggiare un
genocidio.
Da una settimana a questa parte le forze del regime siriano hanno
intensificato i loro attacchi alle città insorte, e in particolare Homs,
Zabadani, Rastan, la provincia di Damasco, Madaya, Wadi Barada, Figeh, Idlib e
i paesini del Monte Zawiya. Durante questa settimana, e fino ad ora, mentre vi
scrivo queste righe, sono caduti più di mille martiri, tra cui molti bambini, e
centinaia di case sono crollate addosso ai loro abitanti.
La cecità di cui
soffre il resto del mondo ha incoraggiato il regime a cercare di far piazza
pulita della rivoluzione pacifica in Siria con una brutalità senza eguali.
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L’appoggio di Russia, Cina e Iran, e il silenzio del resto del mondo nei
confronti dei crimini perpetrati alla luce del sole, hanno consentito al regime
di decimare il mio popolo durante gli ultimi undici mesi, ma in quest’ultima
settimana, dal 2 febbraio a oggi, i segni della carneficina si sono fatti più
evidenti.
Quella delle centinaia di migliaia di siriani scesi per le strade
delle loro città e dei loro paesi la notte del massacro di Khalidiyya, tra
venerdì e sabato scorsi, con le mani alzate in preghiera, in lacrime, è una
scena che spezza il cuore e richiama l’attenzione del mondo sulla tragedia umanitaria
siriana. È altresì un’esternazione chiara, senza veli, del nostro sentirci
orfani, abbandonati dal mondo, mentre i politici si limitano a vane parole e
sanzioni economiche che non fermano gli assassini né trattengono i carri armati
imbrattati di sangue.
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Il mio popolo, che ha affrontato la morte a torso nudo,
armato di soli canti, in questo preciso momento si trova a fronteggiare una
campagna di genocidio: le nostre città ribelli sono soggette a uno stato
d’assedio senza precedenti nella storia delle rivoluzioni, un assedio che
impedisce al personale medico di prestare soccorso ai feriti, mentre gli
ospedali da campo vengono bombardati a sangue freddo e distrutti. Non è
consentito l’ingresso alle organizzazioni umanitarie, le comunicazioni
telefoniche sono interrotte, cibo e medicine sono bloccati, al punto che il
contrabbando di una sacca di sangue o una compressa di paracetamolo nelle zone
sotto assedio è considerato un reato punibile con la detenzione nelle carceri
per prigionieri politici, teatri di torture i cui dettagli, se mai un giorno
doveste venirne a conoscenza, vi impressionerebbero.
Nel corso della sua storia
moderna, il mondo non ha mai visto un coraggio e un valore come quelli mostrati
dai rivoluzionari siriani nelle nostre città e nei nostri paesi. Così come non
ha mai assistito prima d’ora a una connivenza e un silenzio simili, che ormai
possono essere considerati alla stregua di complicità nello sterminio della mia
gente.
Non
riesco a spiegare nulla di più in questi momenti cruciali, ma spero di avervi
esortati a mostrare la vostra solidarietà al mio popolo con i mezzi che
riterrete più opportuni. So che la scrittura è impotente e nuda di fronte al
frastuono dei cannoni, dei carri armati e dei missili russi che bombardano
città e civili inermi, ma non mi va che anche il vostro silenzio sia complice
dello sterminio del mio popolo.CagleCartoons.com |
Il mio popolo è un popolo di pace, di caffè e musica che mi auguro un
giorno possiate gustare anche voi, e di rose di cui spero possiate sentire il
profumo, affinché sappiate che il cuore del mondo è oggi vittima di un
genocidio e che il modo intero è complice nello spargimento del nostro sangue.
CagleCartoons.com |
Khaled Khalifa,Damasco, febbraio 2012
Da Nazione Indiana del 9 febbraio 2012, traduzione di Gianni Biondini
2 commenti:
molto molto interessante.
brava la mia ia!
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