venerdì 19 aprile 2013

LA SEDUZIONE DI CIRCE, QUELLA DELL’IPHONE: LE CERAMICHE MAGICHE DI FRANCESCO ARDINI


A me la provocazione fa ridere sempre meno, anzi, mi ha proprio rotto. Mi hanno rotto le similitudini, le acrobazie sintattiche di chi crede di creare mentre non fa che aggiungere sterco a un campo così concimato che i fili d’erba non ce la faranno mai a spuntare. Il tempo di infrangere, sfasciare, ironizzare sul vicino di casa è finito. Non c’è più niente da rompere. Il tuo vicino di casa non fa ridere. La similitudine è la sorella povera e analfabeta della metafora, entrambe, abusate come spesso succede, evocano talmente tante voci capaci solo di far un gran casino

Convivio - Circe di Francesco Ardini


Sono andata a vedere CIRCE del ventiseienne Francesco Ardini alla Project Room della Jerome Zodo Contemporary di Milano (via Lambro 7, in mostra fino al 1 giugno) sedotta da vari elementi. Perché il titolo richiama la mitologia e io quando si tratta di mitologia sono un undicenne di fronte alle tettone. Perché i colori, il bianco della porcellana, il blu Cina mi ricordano tanto i paesini della Grecia che visitai con mia nonna da piccola. Perché ceramica per me vuol dire ordine, pomeriggio pigro e tranquillo, odore di torta di mele, nitore e benessere. L’artista poi ha imparato la ceramica ‘alla vecchia’, in bottega, così come si impara l’arte, in cucina a guardare la nonna che tira la pasta.

Megaron- Circe di Francesco Ardini


Il blu e il bianco che fanno tanto Grecia, tanto ceramica, fanno anche tanto Facebook. Come Circe attira alla propria tavola i compagni di Ulisse e offre  loro una bevanda che li trasforma nella bestia che più si addice a ognuno, l’Iphone si attacca al palmo sinistro e e ce ne vuole per non mostrificarsi diventando stalker impazziti su whatsapp, haters velenosi sulle sezioni dei commenti, segaioli a piede libero, mitomani, tuttologhi, montati, troiette …

Offerta- Circe di Francesco Ardini

La tecnologia seduce l’uomo tramite le immagini e spesso lo fa a fini di lucro, però consente una fruizione completamente nuova del mondo, e nel caso delle ceramiche magiche di Ardini,  dell’oggetto d’arte. Grazie a un app per Android, quelle che a occhio nudo sembrano semplici decorazioni dipinte diventano, tramite l’uso di tablet e smartphone, una prosecuzione virtuale sempre diversa dell’opera.

Incanto- Circe di Francesco Ardini


Nell’Odissea, Ulisse rimane immune all’effetto del vino offertogli da Circe grazie a un’erba divina . Non vi sto consigliando di non usare l’Iphone se non sotto l’effetto di droghe leggere. L’unica cosa che di divino abbiamo noi umani è il pensiero. Pensiero che raggiunge la sua efficacia massima quando consideriamo una cosa.
Circe, che è il lavoro di un giovane artista promettente, considera e rappresenta. Con il suo osservare le trasformazioni della nostra contemporaneità, senza nostalgia e senza polemica,  ricompone il punto di partenza al quale non si può fare ritorno ma che rappresenta sempre un fondamento, un valido aiuto per affrontare le difficoltà e afferrare le opportunità che un viaggio imprevedibile è destinato a portare. 

PROJECT ROOM
CIRCE – FRANCESCO ARDINI A cura di Alessandro Turci
10 aprile - 1 giugno 2013 |
Opening: 9 aprile, 2013 dalle ore 18.00 alle 21.00
Jerome Zodo Contemporary
via Lambro 7, 2019 Milano
dal lunedì al venerdì , dalle 10 alle 19; chiuso domenica, sabato solo su appuntamento Ingresso libero
Informazioni: tel. 02.20241935; fax 02.20244861;
info@jerome-zodo.com
Sito internet: www.jerome-zodo.com 





martedì 9 aprile 2013

IL MIO IO PROFANO, IL SALONE E IL FUORISALONE


Piazza San Babila nei giorni del Salone - Foto di Marco Savoia


Capita solo a me o anche voi vi sentite spaesati quando la città si riempie di invasori del Pianeta Trendy, che non solo ingolfano il traffico, fregano taxi e parcheggi e mettono in mostra assurde mise da bella stagione anche quando fa un freddo boia, ma soprattutto nel loro sforzo di essere diversi risultano tutti uguali, come gli Orientali per gli Occidentali? In anni e anni di Salone e Fuorisalone ricordo pettinature, tinte di rossetto, gambe viola e neanche una faccia.

Prima aspettavo questa settimana come da bambina il Natale. Alcool e feste gratis, se avete presente fate ilike con il pensiero.
Adesso, come spesso succede con le cose delle quali si abusa, ho sviluppato una curiosa allergia, per cui ogni volta che sento le parole ‘evento da non perdere’ ‘Salone’ e ‘Fuorisalone’, mi ricopro di bolle e mi viene solo voglia di perdere l’evento per farmi una tisana di tiglio e leggere qualche pagina della ‘Ricerca del Tempo Perduto’ di Proust. In sei anni sono arrivata a pagina quattro del terzo libro. Con le Settimane della Moda, la Fashion Vogue Night Out conto di finire nei prossimi tre anni.

Per questo aprile 2013 ho deciso di invertire la tendenza, di perdermi tutti quegli eventi che dallo stile pomposo del comunicato stampa mi hanno fatto venire in mente un povero addetto sottopagato che si spertica nelle lodi di un oggetto e di un artista solamente perché in fondo al suo cuore pensa che è una cagata pazzesca e che il designer dovrebbe darsi all’asfaltatura delle strade, ma è sottopagato per non dirlo. Uscirò di casa per andare solo a quelli  che mi hanno convinto a viaggiare un po’ con la fantasia e a immaginare che io ci possa capire qualcosa. 
Anche per non incorrere in un mio incubo ricorrente: sfottere l’installazione con commenti profani mentre il designer è alle mie spalle. Capita solo a me? 

Foto di Marco Savoia