domenica 20 maggio 2012

LA RIFORMA, I BASTARDI E I TERREMOTATI- LO STATO NON RISARCIRA' PIU' LE VITTIME DELLE CATASTROFI NATURALI



Ho uno straordinario senso del pericolo. Stanotte alla prima scossa ero in piedi, in pigiama, indecisa sul da farsi, con in mano un libro, una coperta e una bottiglia impolverata di grappa per curare i feriti e riscaldare i cuori. Nel giro di cinque minuti, quando mi è parso chiaro che il pericolo era passato, ho poggiato la coperta e il libro e rimesso la grappa nel mobile dei liquori, dove rimarrà fino alla prossima scossa sismica. Incapace di riprendere sonno ho incominciato una ricerca sull’iphone digitando ‘terremoto Milano’.

Il terremoto del 20 maggio 2012


Invece di trovare notizie sulle scosse che avevo appena avvertito, ho trovato la riforma: in data 16 maggio 2012 è stato ufficializzato il decreto di riforma della Protezione Civile che lascia a piedi un’altra categoria di ‘deboli’, dopo i portatori di handicap e gli artisti: i terremotati.
Lo Stato non risarcirà più i danni provocati dai terremoti, dalle alluvioni, da tutti i fenomeni naturali. La cosa curiosa è che la notizia, comparsa sulla Gazzetta Ufficiale venerdì, sta incominciando a spargersi solo adesso, forse proprio grazie ad altre persone che spaventate come me, hanno casualmente trovato un trafiletto da qualche parte mentre cercavano di stabilire l’epicentro del sisma che ha spaventato il Paese dalle Alpi agli Appennini. E' previsto un 'periodo di transizione sperimentale prima che il provvedimento diventi definitivo'.
Notizia per molti versi tutt'altro che rassicurante.
Rimando per approfondimenti a un breve e chiaro articolo trovato sul Sole 24 Ore, basta cliccare il link.

venerdì 11 maggio 2012

L'APPELLO-PERCHE' DIFENDERE MACAO E' UNA QUESTIONE DI BUON SENSO


La minaccia di sgombero incombe sulla Torre Galfa. Se pensate che la cosa non riguardi tutti, vi prego di leggere queste righe e  valutare.

Torre Galfa, via Galvani, Milano




So qual è il pensiero italiano tipo, è un derby di tendenze in lotta fra loro, destra/sinistra, ordine/disordine, soldi /finta povertà, emulazione inutile e cieca della ricchezza/ scontentezza cronica. Un pensiero all’ombra delquale sono cresciuta, nato da trent’anni d’ignoranza, su cui politica ha gozzovigliato, per sopperire alla propria mancanza di idee.

Johnny Hart, B.C.


La gente, a volte incolpevole, a volte cieca, a volte indifferente e occupata dal tran tran quotidiano, non sa.
Non sa che senza iniziativa privata di un pugno di artisti, alcune delle più importanti realtà culturali italiane neanche esisterebbero. Prendiamo ad esempio la nascita del Teatro Piccolo di Milano. Il governo della ricostruzione non ha detto: ‘c’è il vecchio palazzo della Muti che ha una sala di proiezioni, diamola a Paolo Grassi e a Giorgio Strehler e magari ci fanno un teatro.' I pionieri (Grassi e Strehler lo erano) lo spazio se lo prendono, lo occupano, senza chiedere il permesso. Così nacque il primo teatro stabile di Italia, la rete teatrale più importante d'Europa. Sembra che oggi non lo ricordi più nessuno. 

La sede storica del Piccolo, via Rovello, Milano


Eppure il teatro è lì, e la gente ci va, va al cinema, compra opere d’arte, libri antichi e nuovi, fa studiare i propri figli, perché la cultura è anche uno status.
E sa anche che qualche italiano vince il Nobel per la letteratura, ogni tanto. Se ne vanta. Così come si vanta con gli stranieri del patrimonio culturale del proprio paese.  
A differenza di quello che accade per gli scienziati,l’artista spesso non fugge all’estero, il suo cervello rimane sul territorio, a cercare ispirazione, sì, ma a prendersela in quel posto, amisurarsi contro l’ignoranza, l’indifferenza e contro la politica anche.

Alla politica italiana, della cultura, non gliene frega molto. Basta guardare chi, in questo governo di tecnici, ricopre la carica di Ministro dell’Istruzione e della Cultura. Ma a pensarci bene è una leggerezza che nasconde molte insidie. Come si può sperare che un popolo che non capisce la lingua ufficiale rispetti le leggi? Come si può sperare che impari a lavorare se chi gli insegna le direttive non sa esprimersi? Come pretendere che si impari decentemente una lingua straniera se non si sa neanche la propria? Come diventiamo ‘civili’ senza istruzione e cultura?

Andrea Pazienza, Satira


 Quando è così non ci resta l’iniziativa privata deicittadini, dei professori, degli artisti. Non sempre questa è nei limiti della legalità, ma cerca di emergere sfidando le istituzioni quando queste non danno risposte sensate.
 Non avremmo nient’altro che rovine, figlie di governi passati, testimoni di una produzione culturale e artistica sostenuta dalla politica, o figlie di iniziative private di cui pochi conservano la memoria.
Sarebbe bello, per la cultura, mettersi la magliadella nazionale, o dell’internazionale (non l’inter, non socialista), fare quello che fece a suo tempo Pasolini, da  controverso artista vicino alla sinistra:andare a trovare, emozionato e riverente, il vecchio Pound, lo stesso cheparlava dall’Eiar e aveva regalato i Cantos al Duce. Perché aveva scritto ‘i più bei versi’.
La cultura, così come l’ignoranza, è l’unica cosa che ci appartiene in parti uguali.

Ezra Pound e Pier Paolo Pasolini


Ho fatto un bel giro, ma spero di avervi convinto afirmare l’appello di Macao contro la minaccia dello sgombero qualunqueschieramento vi rappresenti di più. Ho fatto appello al vostro buon senso, lamigliore politica di sempre.
Qui sotto, l'appello:

L'appello diffuso da Macao




lunedì 7 maggio 2012

L'OCCUPAZIONE-TORRE GALFA, GRAZIE A MACAO PER AVERCI PENSATO!


La locandina dell'evento del 7 maggio



Forse per molti, la notizia dell’occupazione della Torre Galfa non è stata una gran cosa. Per me è una delle più belle notizie dell’anno.
Torre Galfa è in via Galvani: zona Melchiorre Gioia, duepassi dalla Stazione Centrale, vicino all’Isola o alla Maggiolina (Maggiolina,non Villaggio dei Giornalisti) e Ponteseveso. Già il fatto che non abbia un nome le porta male. Infatti, questa ‘terra di nessuno’ è oggetto di una speculazione edilizia, che sotto il proposito di modernizzare l’architettura cittadina, non fa che sformare monumenti all’idiozia urbana, o meglio, alla furbizia imprenditoriale.
Abito in zona ‘come cavolo la vogliamo chiamare’ da una vita. Un tempo campagna, con il naviglio Martesana che collegava Milano aGreco, con i biscioni e le foreste secolari, oggi City, e il solo nome mettei brividi: meglio ‘come cavolo la vogliamo chiamare’ o Zona 2.


Torre Galfa, veduta dalla Stazione


Insomma, là dove c’era l’erba ora c’è un sacco dicemento e di catrame, infatti la Via Gluck cantata da Celentano è proprio qui.Le locuste dell’edilizia non fanno che attaccare scavatrici promettendo parchi,ma tutto quello che compare sono gran palazzoni zarri con vetri a specchio chespuntano come funghi dopo il temporale.
Prendete la ‘Nuova Sede’ del Comune: a parte le polemichesul Bosco di Gioia, riprese in una stupenda canzone di Elio e le StorieTese,  ci hanno messo neanche tre mesi atirarla su. All’epoca della velocissima costruzione, quando percorrevo inmacchina via Sassetti per per tornare a casa, stando bene attenta allefrenate improvvise delle macchine davanti, perché c’è una sfilata di Viados che sembra una succursale di Rio e non puoi sapere in anticipo le intenzioni dichi guida davanti perché mica mettono le frecce, immaginavo che nei cantieridella ‘Nuova Sede’ del Comune fabbricassero operai con lo stesso metododell’esercito del male di Mordor, e che avessero turni di lavoro da fabbrica dicellulari cinese.
C’è un detto: ‘La gatta frettolosa ha fatto i gattiniciechi’.
Possiamo applicarlo anche per la City di Zona ComeCavolo Si Chiama, se al posto di ‘ciechi’ mettiamo ‘vuoti’.
Infatti, oltre ad essere un pugno nell’occhio, questeGrandi Opere sono vuote, e quel che è peggio, fiancheggiano altre Grandi Operealtrettanto vuote.




Non ce ne frega del punto di vista del grande imprenditore edilizio, guardiamo con gli occhi del residente: cosa cavolo servecostruire, illuminare, e lasciar lì questi bestioni? 
Da notare che la nostra beneamata ‘Zona Come Cavolo Si Chiama’ non ha una biblioteca degna di questo nome, non ha un museo, non ha un polmone verde (se togliamo qualche area cani spelacchiata con due panchine, danonni di giorno, canne di sera e pompino di notte per gli amanti di Rio che inmacchina stanno scomodi).


La chiesa di Abbadesse. Non c'entra, ma viene dopo via Sassetti ed è uno dei miei posti preferiti


Insomma: quindici minuti di applausi ai membri diMACAO, che hanno preso l’iniziativa di occupare la Torre Galfa di viaGalvani e benvenuti in Zona Come Cavolo La Vogliamo Chiamare. Finalmentequalcuno ha attivato il buon senso, tagliato il lungo nel breve per riempireuno di quei vuoti. Finalmente qualcuno ci ha pensato e io non vedo l'ora di andarci.
Tra l’altro ci si arriva con due colori di metropolitane e un sacco di mezzi (è a due passi dalla Stazione Centrale!) e c’è una delle piste ciclabili più belle di Milano.

IL COMUNICATO STAMPA DIFFUSO DA MACAO